Ci sono delle cose che mi rattristano profondamente.
Una di queste è l’incapacità delle donne di stare insieme, di fare corpo unico, di essere solidali l’una con l’altra.
Soprattutto nell’universo di quelle che sono già diventate madri.
Una selva del tutte contro tutte.
Tettalebane contro fanatiche del biberon, sostenitrici del parto indolore contro adoratrici della natura e del parto orgasmico, fasce contro passeggini, lettini contro lettoni, lavoratrici contro mammoccupate, Estivillatrici contro Gonzaleziane….
E tutte ad urlare e a scrivere le loro ragioni, le loro motivazioni.
Dandosi addosso, pretendendo di essere una meglio dell’altra.
La frase più ricorrente è “le mamme cesarizzate/biberonmunite/anestetizzate/lavoratrici/coi capelli rossi/con gli occhiali/con la minigonna/operaie/avvocatesse/biodinamiche…… NON SONO MAMME DI SERIE B!!!!!!
E chi l’ha mai detto che ci sono mamme di serie A e mamme di serie B?
Mi sembra un po’ un delirio.
E allora la domanda è: perché tutta quest’ansia di essere mamme perfette, detentrici del verbo, della verità unica, del modello unico genitoriale assoluto?
Perché il bisogno di dare addosso alle altre?
Perché se si sceglie di essere madri in un determinato modo (vedi ad esempio non tenere il figlio nel proprio letto) si deve per forza demolire chi ha fatto una scelta diversa (tieni tuo figlio nel lettoooooo??!!!! Orrore!!!!! Ti diventerà mammone, sociopatico, neuropatico e interista!!!!!).
E si formano le fazioni. E non basta essere convinte sostenitrici della propria filosofia mammesca (mammosofia? Filomammia?) No, bisogna scagliarsi con forza verso chiunque professi un credo diverso.
Una volta era la temutissima sindrome delle mamme al parco.
Ora è diventata la terza guerra mondiale!
E la cosa che mi disturba maggiormente, lo evinco dai tanti blog femminili che vado leggendo, è che si sia venuta a creare una sorta di dicotomia tra le donne che si definiscono femministe e quelle che vengono definite mamme “new age”.
Provo a spiegarmi meglio: su alcuni blog (peraltro belli,interessanti, acuti, colti e ben scritti) ci si accanisce contro le cosiddette madri np, cioè le madri che hanno fatto una scelta basata sull’alto contatto (allattamento prolungato, condivisione del sonno, baby wearing etc…), argomentando che queste scelte riportano indietro ad un ideale stereotipato di donna dedita alla casa e ai figli.
Come se scegliere l’attachment parenting escludesse qualunque altro tipo di identità personale,o precludesse la capacità di conoscere,conoscersi, lottare per i diritti delle donne, liberarsi dagli stereotipi,combattere perché la coscienza di genere diventi patrimonio di tutte le donne, essere donna per le donne.
Io non credo che ciò che mi ha trasmesso mia madre (vera femminista sessantottina) in termini di autocoscienza, solidarietà e sorellanza, possa venire meno o essere messo in discussione dalle mie scelte di maternage.
Credo invece che si possa essere entrambe le cose.
Sostenere il libero arbitrio, il diritto di scelta di ogni donna a decidere che tipo di gravidanza avere e che tipo di parto e pretendere dagli ospedali la massima flessibilità, pur preferendo in prima persona, la non medicalizzazione, il travaglio attivo e il parto spontaneo.
Appoggiare e incoraggiare ogni donna in pieno baby blues a trovare le soluzioni che le permettano di uscirne, pur avendo trovato io le mie (nell’allattamento, nel contatto, nel co-sleeping, in tutto ciò che mi permettesse di conoscere i miei figli attraverso i sensi e di lasciarmi curare la depressione post partum “da loro”, cioè lasciando che il lutto del parto, la separazione e la perdita venissero sostituite da una nuova relazione e da un nuovo contatto, appunto) senza per questo imporle a nessuno.
Credo che difendere e proteggere le donne non significhi incoraggiarle a non allattare i propri bambini o a liberarsi di loro quanto prima per ritrovare la dimensione del sé-donna in contrapposizione a quella del tanto demonizzato sé-madre.
Credo che i due aspetti possano convivere.
Credo che tutelare le donne significhi piuttosto estendere la consapevolezza degli stereotipi di genere e dei loro nefasti effetti sull’immaginario pubblico (maschile e femminile).
Denunciare instancabilmente i femminicidi x far capire che i delitti in casa, all’interno della relazione, sono un’emergenza culturale in un Paese nel quale il delitto d’onore è stato abolito da troppo poco tempo e che è ancora fortemente permeato da una misoginia sconcertante.
Credo che le donne debbano appoggiarsi e sostenersi a vicenda, soprattutto nel momento in cui diventano madri e la società del Bel Paese le esclude automaticamente: dal mondo del lavoro, in primis.
Perché se lavori e diventi mamma sei, senza tanti giri di parole, semplicemente fottuta.
Credo che essere femminista oggi significhi dare battaglia, ingaggiare una guerra senza quartiere, contro l’uso volgare, mercificato e mercificante, svilente e annichilente, che i media fanno del corpo delle donne.
Credo che significhi insegnare alle nostre figlie che la propria sessualità non è in vendita, che fa pare del nostro mondo intimo ed interiore, che il Sé corporeo non può diventare merce di scambio xkè è parte integrante del Sé….
Mente e corpo, inscindibili: se offendi il corpo (vendendolo, oltraggiandolo, modificandolo per adattarlo alle pressioni estetiche o alle esigenze lavorative) stai offendendo la tua anima e la tua mente.
Di questo dovremmo parlare noi donne, su questo dovremmo concentrarci.
E lo si può fare anche con un pupo attaccato alla minna, ve lo assicuro, o portato in fascia alle manifestazioni.
Cosa succede invece sui blog al femminile?
Succede che ci si scanna su tutti gli argomenti che trattano di maternage.
Si aggredisce, si ironizza, si demonizza ogni scelta, da una parte e dall’altra.
Ho letto attacchi feroci alle volontarie della LLL.
Ho letto insulti gratuiti e volgari alle autrici di libri come E se poi prende il vizio? E Bebè a costo zero.
Ho sentito irridere a studi sui benefici dell’allattamento prolungato, portati avanti da eminenti studiosi della California.
E d’altra parte ho assistito a discussioni virtuali in cui madri che lasciavano una notte i propri figli dalla nonna,prima dei diciotto anni, venivano trattate come le sorelle minori di Erode.
O altre discussioni in cui l’epidurale veniva considerata il fallimento totale di una donna come madre. (ok, l’epidurale non è una panacea, ma sempre meglio di un cesareo scelto per paura del dolore, quindi senza alcuna indicazione…. Non è che tutte le donne esultino al pensiero di sentirsi squartare la patata durante quella che dovrebbe essere un’esperienza fondamentale…. E non tutte le donne hanno accesso a corsi preparto condotti da ostetriche serie e preparate…. Insomma, non esageriamo:l’epidurale non è questa tragedia e comunque è sempre giusto che una donna possa scegliere).
Scazzi pesantissimi, toni da denuncia penale.
Tra donne che dovrebbero supportarsi a vicenda.
E non riesco a spiegarmelo.
Mai visto tanto astio,tanto livore, tanto accanimento, come in queste discussioni tra mamme.
Ma perché?
Ok, io capisco che se sei una mamma votata anima e corpo alla causa dell’alto contatto, ti rompe da morire vedere un bambino di sei mesi che piange disperato dentro un passeggino, al reparto casa ordine dell’ikea, mentre una madre esasperata cerca di caricare Antonius sul carrello della spesa…
La mamma ad alto contatto pensa immediatamente “prendiloinbracciodaglilatettamettiloinfasciaportalofuoridaqui”.
Magari quella mamma non ha molta altra scelta…
O se sei una madre che ha scelto di allattare fino ai sei mesi e non di più (perché eri stanca, perché dovevi tornare al lavoro, perché volevi riprenderti i tuoi spazi e la tua indipendenza) non hai proprio voglia di sentirti trattare da madre snaturata.
Insomma, non facciamo altro che darci addosso, criticarci o sfotterci a vicenda, considerarci una meglio dell’altra.
E ci mancherebbe.
Voglio dire: se abbiamo scelto un determinato stile genitoriale è perché siamo straconvinti che sia quello giusto.
Però io penso anche un’altra cosa.
Una madre stanca è stanca, sia che allatti, sia che dia il biberon.
Il sonno è sonno, quando tuo figlio non dorme nel suo lettino, e quando si risveglia venti volte a notte nel lettone per prendere la tetta.
La depressione, la solitudine, il senso di inadeguatezza e di sconforto che ti pigliano (soprattutto al primo figlio) all’inizio della carriera da mamma…. Con tutte quelle persone, tutti quegli esperti che dai giornali, dalla tv, dal web, ti dicono cosa devi fare, quando farlo e come….
Ma saranno pure momenti di merda uguali per tutte,no?
Poi magari c’è quella che reagisce scappando, mollando il figlio ai nonni e prendendosi una vacanza (mentre ha ancora i lochi) e quella che si super organizza, c’è quella che va al corso di massaggio neonatale e quella che all’improvviso scopre che dagli occhi di suo figlio si vede il miglior panorama del mondo….
Ognuna reagisce a suo modo.
Anche alle cose belle, ai momenti felici… Anche nella valutazione dei momenti felici.
Ci sarà la mamma felice xkè il pupo ha dormito tutta la notte, quella in estasi davanti al primo scarabocchio, quella che non sarà soddisfatta finche il figlio non avrà vinto il Nobel (uno qualsiasi, non stiamo qui a sottilizzare) e quella che non batterà ciglio davanti all’ennesima maglia sporca di cioccolato/colori a dito/pomodoro….
E non perché ha un piccolo segreto, come la candida signora della pubblicità di un noto additivo (no, parliamone di quanto sono idiote le donne delle pubblicità, parliamone di come veniamo ritratte…. Magari un’altra volta, ma parliamone) che porta la sua amica in lavanderia per condividerlo con lei…. Che io nella mia lavanderia non fare entrare neanche un esorcista e l’ultima volta che ho portato una mia amica a condividere un segreto era per farle vedere un completino Intimissimi da urlo o per farle leggere in anteprima il mio ultimo elaborato per la scuola di psicoanalisi.
Vabbè, torniamo a noi, la mamma che non si scompone di fronte alla maglietta sporca è semplicemente felice di vedere suo figlio che gioca e si impiastriccia.
Poi c’è quella che gli sottrarrà il conto della tintoria dalla paghetta fino al raggiungimento della maggiore età.
Ma porca paletta…. Perché queste mamme devono sempre dimostrare di essere ognuna più figa delle altre?
Questa competizione sfrenata, che poi diventa competizione tra i pargoli, a me mette una tristezza boia.
E allora, come messaggio di pace, voglio condividere con voi….. Un piccolo segreto!
NOOOO!!!!!!!
No, davvero: un libro.
Un libro di cui avevo già parlato questa estate,ma che secondo me ogni mamma dovrebbe leggere insieme ai propri bambini.
Si chiama Mamme di Arianna Giorgia Bonazzi e Vittoria Facchini, edito da Rizzoli.
Sono ritratti.
Ritratti di mamme viste con gli occhi dei loro bimbi.
Mamme pasticcione
Mamme perfettine
Mamme apprensive
Mamme avventurose
Mamme casalinghe
Mamme in carriera.
Ma soprattutto mamme pronte a scherzare con i propri bambini e a coccolarli moltissimo.un grande libro tenero, sul legame più importante.
Leggetevelo.
Ognuna di voi troverà la mamma nella quale riconoscersi.
E con un po’ di perfidia riuscirà ad identificare parenti, amiche e conoscenti!
E naturalmente, la propria madre.
Chi mi ha regalato (o meglio lo ha regalato a Ciock) questo gioiellino?
Ma mia madre, ovviamente!
